giovedì 24 febbraio 2022

Sauvignon, il gattino che ci salvò dall'orrore della guerra


     La guerra scatenata da un giorno all'altro in Ucraina da Putin mi riporta alla mente i giorni della guerra nella ex Jugoslavia.  Provo la stessa angoscia, lo stesso smarrimento, perché anche allora mi pareva impossibile che nella civile Europa si potesse riaffacciare la guerra.  

       Ricordo che all'epoca ero stata da poco in vacanza tra Slovenia e Croazia,  in una atmosfera di piacevole ospitalità,  di grande fermento economico e turistico, di un certo benessere, soprattutto in Slovenia e sulla costa.  Nel giro di qualche anno, gli odi mai sopiti tra quelle etnie scatenarono una carneficina. Ricordo che per la prima volta pensai: se è successo a loro può succedere in ogni momento anche a noi; la pace e la libertà sono fragili doni. 

    Proprio in quei giorni capitò nella nostra vita un gattino. Era uno di due cuccioli di una bella gatta che viveva nel nostro parco e che purtroppo a causa dei maltrattamenti di alcuni bambini che preferisco non definire aveva subito una lesione al midollo.  Lo portai da uno e poi da un altro veterinario, ma non ci fu niente da fare: era irrimediabilmente paralizzato alle zampe posteriori. Decidemmo allora di tenerlo con noi. La cura di quella fragile vita mi appariva come un riscatto contro la violenza insensata della guerra.  Visse con noi sei anni,  alimentando la nostra gentilezza e ricambiandola. Lo chiamammo Sauvignon.

Non abbiamo che la gentilezza  per dirci umani