venerdì 12 gennaio 2018

Cosa hai preparato?

Di solito gli porto la colazione verso le 9-9.30, ma non sempre riesco a farlo alzare.
Torno in camera per vedere se ha mangiato e sì, ha mangiato, ma si è rimesso sotto le coperte e in tal caso spesso non c'è verso di farlo alzare fino all'ora di pranzo.
Lo chiamo allora almeno mezz'ora prima che sia in tavola; deve adempiere con molta lentezza a tutti i rituali che ancora può svolgere da solo e che gli lascio svolgere da solo, ma può accadere che mentre si mette i pantaloni e i calzini si chieda - forse - perché e allora decida di rimettersi sotto le coperte.
Mi tocca quindi chiamarlo, costringerlo ad alzarsi  - e mi sembra una violenza - accompagnarlo a lavarsi e presenziare, altrimenti può accadere che si metta a passare in rassegna le sue scarpe o riparare mattonelle col dentifricio o altro.
"Papà, è pronto in tavola, già da un po', sù, vieni!"
Il siparietto prevede la domanda di rito (come se avesse un senso):
"Cosa hai preparato?"
Ora io capisco che è smemorato, ma mi chiedo: possibile che non si renda conto che io cucino apposta per lui sempre un'unica cosa - l'unica che è disposto a mangiare - e che io stessa ho assunto l'aspetto di una cima di rapa?"
Forse il suo è solo un modo di fare conversazione, all'inglese, ma allora perché non parlare del tempo? Anzi no, per la verità fa anche questo: Che sia bello o sia brutto la domanda immancabile è:
"Ma fuori piove?". Anche se il sole inonda la casa.

#vitacolpadre99

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