Un tempo noi eravamo i vecchi.
Sessant'anni...un traguardo mica per tutti.
Oggi la vita si è allungata; i novantenni in buona salute sono molti e i centenari non fanno più notizia. Noi sessantenni quindi da vecchi siamo declassati a maturi; molti poi si ritengono addirittura giovani; quest'epoca giovanilista rifiuta il concetto di vecchiaia e ci vuole tutti attivi, lavorativi, vivaci sessualmente e addirittura procreativi a sessant'anni.
Peccato che la biologia abbia i suoi tempi che sono più lenti di quel che la società attuale vorrebbe.
Noi
donne a sessant'anni siamo mediamente in menopausa da una decina
d'anni, il che significa che siamo più fragili fisicamente e
psicologicamente, che abbiamo il desiderio di ripiegarci un po' su noi
stesse, dedicarci tempo e pensieri, ma questo tempo per noi, questa
stanza mentale tutta per noi spesso non l'abbiamo perché impegnate in un
lavoro di cura in due direzioni, verso i figli e verso i genitori.
I
figli hanno i loro egoismi giovanili, presi come sono dalle loro
attività, sono come trottole che passano ogni tanto per casa per
lasciare biancheria sporca e svuotare il frigo.
I vecchi
ultranovantenni, spesso in buona salute (ma ciò nonostante bisognosi di
molta cura quotidiana), hanno il loro egoismo senile che li rende sordi e
ciechi ad ogni
altra esigenza che non sia la loro e si impegnano anima a corpo a
complicarci la vita con paturnie e capricci.
Noi in mezzo, tra
lavatrici, piatti, cucina, mentre vorremmo solo digiunare raggomitolate
in un angolo col libro che dobbiamo finire da mesi.
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